Qual’è la domanda più comune che si rivolge ad un paziente malato di tumore? Se avete pensato a: “Come stai?”, avete indovinato!
Per quanto queste parole possano sembrare piene di comprensione, nella maggior parte dei casi non sono d’aiuto e in qualche caso possono essere persino dannose.
La scoperta di una diagnosi di un tumore provoca le reazioni più disparate nei parenti e negli amici e può innescare affermazioni e commenti inappropriati benché le persone siano animate dalle migliori intenzioni. Altri invece non sapendo cosa dire e per paura di sbagliare evitano i pazienti, un comportamento che in alcuni casi è peggiore del commento sbagliato.
“Loving, Supporting, and Caring for Cancer Patient” di Stan Goldberg, professore emerito di Disordini Comunicativi alla San Francisco State University, ma soprattutto persona che all’età di 57 è stata diagnosticata con una forma aggressiva di tumore alla prostata affronta l’argomento dell’interazione con i malati di tumore. Nella sua esperienza racconta come le persone assumano il ruolo di animatori con frasi del tipo: “Non ti preoccupare”, “Tutto andrà bene”, “Combatteremo insieme questa battaglia”, “Una cura verrà sicuramente trovata”. La sua osservazione a riguardo è; “Parole di ottimismo possono anche funzionare nel breve periodo, ma a lungo andare possono anche indurre un senso di colpa se il tumore diventa più virulento e sconfigge anche gli sforzi più strenui da parte del paziente”
“Io dovevo confrontarmi con il problema che la mia vita potesse terminare velocemente, e nel caso questo non succedesse, in ogni caso la mia vita sarebbe drammaticamente cambiata. Il falso ottimismo non teneva in giusta considerazione quello che accadeva nel mio corpo. La scarsa sensibilità degli altri a questa situazione non era causata da una mancanza di sensibilità e attenzione ma dal fatto che non conoscevano cosa poteva essere realmente utile”
Tra i suggerimenti sulle cose da non dire:
- Evitare commenti del tipo: “Almeno hai perso quei chili di troppo che avevi”
- Non parlare di altri pazienti con tumori simili, anche se poi alla fine sono finiti bene. Due tumori , purtroppo, non sono mai eguali
- Non suggerire trattamenti che non hanno basi scientifiche
- No dire “lo so come ti senti” perché è impossibile per una persona sana capire quello che il paziente sta passando
- Non suggerire che lo stile di vita passato del paziente possa essere la causa della malattia, anche nel caso che possa avere realmente contribuito.
- Non chiedere informazioni a riguardo della prognosi. Se il paziente vuole parlarne bene, diversamente bisogna mettere un freno alla propria curiosità
- Non caricare il paziente con i propri sentimenti di angoscia. Se sei è in imbarazzo meglio dire “Non so cosa dire” piuttosto che rimanere in silenzio per evitare che la persona di fronte si senta abbandonata
Uno dei modi migliori in cui possiamo aiutare un paziente è quello di fargli la spesa, accompagnarlo dal dottore, prendersi cura dei bambini, … e essere sicuri di poter dar seguito alla proposta fatta.
Liberamente tratto da “What not to Say to a Cancer patient”, Jane Brody, New York Times