
Al recente convegno dell’AISP 2017 organizzato a Milano presso l’Humanitas alcune presentazioni su oncologia e chirurgia hanno affrontato temi che hanno un impatto immediato sugli attuali pazienti di tumore del pancreas. In tale contesto Alessandro Zerbi, primario di chirurgia pancreatica dell’Humanitas, e Michele Milella, oncologo del Regina Elena di Roma, ci danno il loro punto di vista sugli argomenti in questione.
La robotica lentamente viene validata anche nel settore della chirurgia pancreatica. È possibile aspettarsi un’accelerazione e quali devono essere i criteri di valutazione per un’opzione robotica per i pazienti
A. Zerbi: La chirurgia mini-invasiva e robotica in particolare è una delle principali novità apparse negli ultimi anni. Nell’immaginario collettivo rappresenta un grande progresso, perché consente di eseguire in modo più semplice e meno traumatico rispetto al passato interventi chirurgici anche complessi. Inizialmente ha trovato applicazione nei settori meno impegnativi della chirurgia, ma oramai si è diffusa pressoché a tutti i campi, ultimo quello della chirurgia pancreatica.
All’inizio è stata applicata in caso di patologie benigne o a bassa malignità, ma ultimamente se ne è testato il ruolo anche nei confronti del carcinoma pancreatico. In caso di tumore localizzato a livello del corpo-coda del pancreas, con necessità quindi di eseguire una asportazione della parte sinistra del pancreas unitamente alla milza, la tecnica laparoscopica o robotica si è rivelata tecnicamente applicabile, con buoni risultati in termine di decorso post-operatorio e complicanze. Sono in corso studi per capire se dal un punto di vista della radicalità oncologica questo approccio sia in grado di garantire gli stessi risultati dell’approccio tradizionale aperto.
Molto diverso è il discorso quando il tumore è localizzato a livello della testa del pancreas: qui l’intervento necessario consiste nella asportazione della testa del pancreas unitamente a duodeno, coledoco e colecisti, e nella esecuzione di complessi collegamenti tra l’intestino e il pancreas, le vie biliari e lo stomaco. E’ stato dimostrato che anche questo intervento è eseguibile con approccio laparoscopico o robotico, ma esistono ancora forti perplessità sulla sua sicurezza, soprattutto al di fuori dei pochi Centri che applicano in modo esteso queste metodiche. Inoltre, anche quando eseguito in modo “sicuro”, non è del tutto chiaro il reale vantaggio che offre nei confronti della chirurgia tradizionale.
L’opinione condivisa dalla maggioranza dei chirurghi (come appare anche da sondaggi eseguiti al riguardo) è che nei prossimi anni l’approccio laparoscopico e robotico avrà un progressivo sviluppo nella chirurgia pancreatica. Andranno però valutati i reali vantaggi di tale progresso tecnologico: non necessariamente tutte le nov