Differenti mutazioni KRAS, incidenza e farmaci

Tumore del pancreas: uno spiraglio di ottimismo

24 Dicembre 2022 • Redazione

Introduzione

Negli ultimi mesi sono stati utilizzati toni trionfalistici sulle cure del tumore del pancreas da parte di alcuni medici. Messaggi questi amplificati da alcuni giornalisti che mancano di rispetto per pazienti o familiari toccati dallo tsunami di una diagnosi di tumore al pancreas. Fortunatamente dopo anni di sostanziale stasi di risultati della ricerca si può dire che si incominciare a intravedere dei segnali positivi per il futuro delle cure sul tumore del pancreas. In tal senso non può che destare qualche speranza la pubblicazione di studi preliminari sulla mutazione KRAS, la mutazione più rilevante e al tempo stesso più difficile da trattare, sull’utilizzo dei vaccini mRNA e della tecnologia delle cellule CAR-T.

Novità che fanno sperare

Innanzitutto ci sono i primi risultati positivi, non quanto ci piacerebbe ma pur sempre positivi, su protocolli mirati alla mutazione KRAS. Questa mutazione è presente in circa il 90% dei pazienti  in varie forme – KRAS G12C, KRAS G12D, KRAS G12V,  KRAS G12R – e fino a pochi mesi fa era considerata undruggable, vale a dire non aggredibile con farmaci. È di questi giorni la pubblicazione di una sperimentazione clinica di Fase II sul New England Journal of Medicine su un gruppo di 38 pazienti. Tutti in stadio avanzato, con mutazione KRAS G12C, già trattati con chemioterapia. Otto pazienti hanno mostrato una risposta positiva alla somministrazione del farmaco Sotorasib, https://bit.ly/KRASG12C. La mutazione KRAS G12C  è presente in circa l’1% dei pazienti.

In ambito immunoterapeutico c’è da segnalare un case report, studio riferito ad un singolo caso, di un paziente con mutazione KRAS G12D. A questo paziente  è stata somministrata  un’infusione di cellule-T autologhe, cioè cellule prelevate dal paziente stesso, modificate con due recettori delle cellule T (TCR, T-Cell Receptors) e successivamente infuse con l’obiettivo di colpire  la molecola KRAS mutata G12D prodotta dalle cellule tumorali. In questo caso  si è avuta un importante risposta del paziente, http://bit.ly/3YKGpq9. La mutazione KTRAS G12D è presente in circa il 30% dei pazienti con tumore al pancreas.

È importante sottolineare come per la mutazione chiave del tumore del pancreas, la KRAS, fino a poco tempo fa ritenuta non aggredibile farmacologicamente, ci siano dei risultati iniziali e numerosi studi in corso sulle diverse sue varianti. Evidenze iniziali che ci fanno sperare che alcune di queste sperimentazioni possano concludersi con risultati positivi  da utilizzare in ambito clinico.

Infine, poche settimane fa è stato fatto un annuncio sui risultati positivi di una sperimentazione di Fase II per pazienti con melanoma in cui è stato utilizzato un vaccino mRNA in combinazione con un farmaco immunoterapico, il pembrolizumab, già utilizzato nel tumore del pancreas per pazienti con la mutazione MSI. Anche se questa sperimentazione non riguarda direttamente il tumore del pancreas è comunque importante perché è una prima evidenza dell’efficacia della tecnologi mRNA per i tumori. Tutti sanno dei vaccini mRNA per il COVID-19,  è meno noto invece che lo studio dell’mRNA in ambito traslazionale  in realtà è partito negli studi sul cancro. Biontech, l’azienda che ha ideato il vaccino mRNA per il COVID poi prodotto da Pfizer, sin da prima dello scoppio della pandemia aveva avviato degli studi sul tumore del pancreas. Infatti a Giugno di questo anno alla conferenza mondiale dell’oncologia, ASCO22, ha presentato i risultati di una sperimentazione di Fase I sul tumore del pancreas, https://bit.ly/BPCmRNA. Tutto ciò crea le premesse per lavorare su queste tecnologie con l’obiettivo di validare l’utilizzo dell’mRNA anche per il tumore del pancreas.

Alcune considerazioni finali

Le sperimentazioni referenziate:

  • non sono attive in Italia,
  • al momento non sono ancora in Fase III, la fase che precede una potenziale approvazione,
  • sono state effettuate su pazienti con tumore in fase avanzata e con almeno due  linee di chemioterapia effettuate, aspetto importante per tutti quei pazienti che hanno esaurito i protocolli di riferimento.

In conclusione, sulla base di evidenze di sperimentazioni ancora nella fase preliminare, è lecito sperare che in un futuro non lontano si possa avere quel salto di qualità nelle cure del tumore del pancreas atteso da tempo, troppo tempo. Infatti immunoterapia e vaccini in aggiunta alla chemioterapia potrebbero aprire la possibilità di scenari con differenti e molteplici strategie di cura. Queste evidenze preliminari rafforzano la nostra convinzione  che il salto di qualità nella cura del tumore del pancreas verrà dalla ricerca oncologica  non dalla chirurgia.

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Tumore del pancreas: uno spiraglio di ottimismo

24 Dicembre 2022 • Redazione

Introduzione

Negli ultimi mesi sono stati utilizzati toni trionfalistici sulle cure del tumore del pancreas da parte di alcuni medici. Messaggi questi amplificati da alcuni giornalisti che mancano di rispetto per pazienti o familiari toccati dallo tsunami di una diagnosi di tumore al pancreas. Fortunatamente dopo anni di sostanziale stasi di risultati della ricerca si può dire che si incominciare a intravedere dei segnali positivi per il futuro delle cure sul tumore del pancreas. In tal senso non può che destare qualche speranza la pubblicazione di studi preliminari sulla mutazione KRAS, la mutazione più rilevante e al tempo stesso più difficile da trattare, sull’utilizzo dei vaccini mRNA e della tecnologia delle cellule CAR-T.

Novità che fanno sperare

Innanzitutto ci sono i primi risultati positivi, non quanto ci piacerebbe ma pur sempre positivi, su protocolli mirati alla mutazione KRAS. Questa mutazione è presente in circa il 90% dei pazienti  in varie forme – KRAS G12C, KRAS G12D, KRAS G12V,  KRAS G12R – e fino a pochi mesi fa era considerata undruggable, vale a dire non aggredibile con farmaci. È di questi giorni la pubblicazione di una sperimentazione clinica di Fase II sul New England Journal of Medicine su un gruppo di 38 pazienti. Tutti in stadio avanzato, con mutazione KRAS G12C, già trattati con chemioterapia. Otto pazienti hanno mostrato una risposta positiva alla somministrazione del farmaco Sotorasib, https://bit.ly/KRASG12C. La mutazione KRAS G12C  è presente in circa l’1% dei pazienti.

In ambito immunoterapeutico c’è da segnalare un case report, studio riferito ad un singolo caso, di un paziente con mutazione KRAS G12D. A questo paziente  è stata somministrata  un’infusione di cellule-T autologhe, cioè cellule prelevate dal paziente stesso, modificate con due recettori delle cellule T (TCR, T-Cell Receptors) e successivamente infuse con l’obiettivo di colpire  la molecola KRAS mutata G12D prodotta dalle cellule tumorali. In questo caso  si è avuta un importante risposta del paziente, http://bit.ly/3YKGpq9. La mutazione KTRAS G12D è presente in circa il 30% dei pazienti con tumore al pancreas.

È importante sottolineare come per la mutazione chiave del tumore del pancreas, la KRAS, fino a poco tempo fa ritenuta non aggredibile farmacologicamente, ci siano dei risultati iniziali e numerosi studi in corso sulle diverse sue varianti. Evidenze iniziali che ci fanno sperare che alcune di queste sperimentazioni possano concludersi con risultati positivi  da utilizzare in ambito clinico.

Infine, poche settimane fa è stato fatto un annuncio sui risultati positivi di una sperimentazione di Fase II per pazienti con melanoma in cui è stato utilizzato un vaccino mRNA in combinazione con un farmaco immunoterapico, il pembrolizumab, già utilizzato nel tumore del pancreas per pazienti con la mutazione MSI. Anche se questa sperimentazione non riguarda direttamente il tumore del pancreas è comunque importante perché è una prima evidenza dell’efficacia della tecnologi mRNA per i tumori. Tutti sanno dei vaccini mRNA per il COVID-19,  è meno noto invece che lo studio dell’mRNA in ambito traslazionale  in realtà è partito negli studi sul cancro. Biontech, l’azienda che ha ideato il vaccino mRNA per il COVID poi prodotto da Pfizer, sin da prima dello scoppio della pandemia aveva avviato degli studi sul tumore del pancreas. Infatti a Giugno di questo anno alla conferenza mondiale dell’oncologia, ASCO22, ha presentato i risultati di una sperimentazione di Fase I sul tumore del pancreas, https://bit.ly/BPCmRNA. Tutto ciò crea le premesse per lavorare su queste tecnologie con l’obiettivo di validare l’utilizzo dell’mRNA anche per il tumore del pancreas.

Alcune considerazioni finali

Le sperimentazioni referenziate:

  • non sono attive in Italia,
  • al momento non sono ancora in Fase III, la fase che precede una potenziale approvazione,
  • sono state effettuate su pazienti con tumore in fase avanzata e con almeno due  linee di chemioterapia effettuate, aspetto importante per tutti quei pazienti che hanno esaurito i protocolli di riferimento.

In conclusione, sulla base di evidenze di sperimentazioni ancora nella fase preliminare, è lecito sperare che in un futuro non lontano si possa avere quel salto di qualità nelle cure del tumore del pancreas atteso da tempo, troppo tempo. Infatti immunoterapia e vaccini in aggiunta alla chemioterapia potrebbero aprire la possibilità di scenari con differenti e molteplici strategie di cura. Queste evidenze preliminari rafforzano la nostra convinzione  che il salto di qualità nella cura del tumore del pancreas verrà dalla ricerca oncologica  non dalla chirurgia.

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Negli ultimi mesi sono stati utilizzati toni trionfalistici sulle cure del tumore del pancreas da parte di alcuni medici. Messaggi questi amplificati da alcuni giornalisti che mancano di rispetto per pazienti o familiari toccati dallo tsunami di una diagnosi di tumore al pancreas. Fortunatamente dopo anni di sostanziale stasi di risultati della ricerca si può dire che si incominciare a intravedere dei segnali positivi per il futuro delle cure sul tumore del pancreas. In tal senso non può che destare qualche speranza la pubblicazione di studi preliminari sulla mutazione KRAS, la mutazione più rilevante e al tempo stesso più difficile da trattare, sull’utilizzo dei vaccini mRNA e della tecnologia delle cellule CAR-T.

Novità che fanno sperare

Innanzitutto ci sono i primi risultati positivi, non quanto ci piacerebbe ma pur sempre positivi, su protocolli mirati alla mutazione KRAS. Questa mutazione è presente in circa il 90% dei pazienti  in varie forme – KRAS G12C, KRAS G12D, KRAS G12V,  KRAS G12R – e fino a pochi mesi fa era considerata undruggable, vale a dire non aggredibile con farmaci. È di questi giorni la pubblicazione di una sperimentazione clinica di Fase II sul New England Journal of Medicine su un gruppo di 38 pazienti. Tutti in stadio avanzato, con mutazione KRAS G12C, già trattati con chemioterapia. Otto pazienti hanno mostrato una risposta positiva alla somministrazione del farmaco Sotorasib, https://bit.ly/KRASG12C. La mutazione KRAS G12C  è presente in circa l’1% dei pazienti.

In ambito immunoterapeutico c’è da segnalare un case report, studio riferito ad un singolo caso, di un paziente con mutazione KRAS G12D. A questo paziente  è stata somministrata  un’infusione di cellule-T autologhe, cioè cellule prelevate dal paziente stesso, modificate con due recettori delle cellule T (TCR, T-Cell Receptors) e successivamente infuse con l’obiettivo di colpire  la molecola KRAS mutata G12D prodotta dalle cellule tumorali. In questo caso  si è avuta un importante risposta del paziente, http://bit.ly/3YKGpq9. La mutazione KTRAS G12D è presente in circa il 30% dei pazienti con tumore al pancreas.

È importante sottolineare come per la mutazione chiave del tumore del pancreas, la KRAS, fino a poco tempo fa ritenuta non aggredibile farmacologicamente, ci siano dei risultati iniziali e numerosi studi in corso sulle diverse sue varianti. Evidenze iniziali che ci fanno sperare che alcune di queste sperimentazioni possano concludersi con risultati positivi  da utilizzare in ambito clinico.

Infine, poche settimane fa è stato fatto un annuncio sui risultati positivi di una sperimentazione di Fase II per pazienti con melanoma in cui è stato utilizzato un vaccino mRNA in combinazione con un farmaco immunoterapico, il pembrolizumab, già utilizzato nel tumore del pancreas per pazienti con la mutazione MSI. Anche se questa sperimentazione non riguarda direttamente il tumore del pancreas è comunque importante perché è una prima evidenza dell’efficacia della tecnologi mRNA per i tumori. Tutti sanno dei vaccini mRNA per il COVID-19,  è meno noto invece che lo studio dell’mRNA in ambito traslazionale  in realtà è partito negli studi sul cancro. Biontech, l’azienda che ha ideato il vaccino mRNA per il COVID poi prodotto da Pfizer, sin da prima dello scoppio della pandemia aveva avviato degli studi sul tumore del pancreas. Infatti a Giugno di questo anno alla conferenza mondiale dell’oncologia, ASCO22, ha presentato i risultati di una sperimentazione di Fase I sul tumore del pancreas, https://bit.ly/BPCmRNA. Tutto ciò crea le premesse per lavorare su queste tecnologie con l’obiettivo di validare l’utilizzo dell’mRNA anche per il tumore del pancreas.

Alcune considerazioni finali

Le sperimentazioni referenziate:

  • non sono attive in Italia,
  • al momento non sono ancora in Fase III, la fase che precede una potenziale approvazione,
  • sono state effettuate su pazienti con tumore in fase avanzata e con almeno due  linee di chemioterapia effettuate, aspetto importante per tutti quei pazienti che hanno esaurito i protocolli di riferimento.

In conclusione, sulla base di evidenze di sperimentazioni ancora nella fase preliminare, è lecito sperare che in un futuro non lontano si possa avere quel salto di qualità nelle cure del tumore del pancreas atteso da tempo, troppo tempo. Infatti immunoterapia e vaccini in aggiunta alla chemioterapia potrebbero aprire la possibilità di scenari con differenti e molteplici strategie di cura. Queste evidenze preliminari rafforzano la nostra convinzione  che il salto di qualità nella cura del tumore del pancreas verrà dalla ricerca oncologica  non dalla chirurgia.

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