Maurizio mariani - tumorepancreas.com

8 anni vissuti ‘razionalmente’

13 Luglio 2019 • Redazione

Maurizio Mariani è un ingegnere, manager in pensione, che ha dovuto affrontare situazioni non semplici nella sua vita professionale. Dovendosi confrontare con una diagnosi di tumore al pancreas ha saputo gestire la complessità di questa importante sfida con un approccio fatto di un inestricabile intreccio di razionalità e fede religiosa che caratterizzano la sua vita.

Come hai scoperto di avere un tumore al pancreas 

Ho iniziato a soffrire di colon irritabile all’età di 18 anni quando ancora ero studente universitario. Nel 2009 ho iniziato ad avere la neutropenia con valori dei neutrofili molto bassi. A seguito di ciò ho iniziato a controllare con frequenza i valori dell’emocromo presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Nel 2010 visto il perdurare dei valori bassi dei neutrofili sono stato sottoposto a prelievo del midollo osseo. Il risultato è stato negativo. Nel marzo 2011 mentre ero all’estero per lavoro, ho avvertito un dolore continuo, non forte, nella zona tra colon trasverso e stomaco. Rientrato a Milano, su consiglio del medico di base mi sono sottoposto ad ecografia addominale dalla quale è risultata la presenza di una ciste alla testa del pancreas. Successivamente il nedico ha consigliato una ecoendoscopia che ho effettuato al San Raffaele di Milano.

Qual’è stata la diagnosi 

La diagnosi è stata di adenoarcinoma duttale pancreatico alla testa del pancreas al 2° stadio. Non si è mai preparati a ricevere simili notizie e da quel momento ho iniziato a consultare in internet quanto c’era disponibile riguardo alla malattia che era entrata a far parte della mia vita. Le statistiche non erano per nulla incoraggianti; sentivo crescere in me ansia e paura, tanto da chiedere di poter essere operato al più presto anche in regime di solvenza. Ho atteso poco più di un mese prima di essere sottoposto all’intervento e ricordo la preoccupazione che ha caratterizzato quel periodo insieme alle difficoltà a digerire che aumentavano di giorno in giorno.

Come ti è stata comunicata la diagnosi 

Il giorno stesso in cui ho eseguito l’ecoendoscopia, il dott R. Castoldi, chirurgo, mi ha comunicato con notevole tatto la diagnosi ma con altrettanta determinazione mi indicava come unica soluzione possibile quella di essere sottoposto all’operazione di rimozione della testa del pancreas, intervento noto sotto il nome di Duodenocefalopancreasectomia. Ricordo che mi ha mostrato con un disegno, che ancora conservo, in cosa consisteva l’operazione chirurgica e che la durata prevista sarebbe stata di ca 6 ore. A quel punto ero più rassegnato che spaventato e desideravo solo che arrivasse quanto prima il giorno dell’intervento. Dal momento della diagnosi, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, incoraggiato e insieme ci siamo affidati a Dio, nel quale tutti noi crediamo. Ho avuto anche il sostegno delle preghiere da parte della comunità Cristiana Evangelica di Brugherio di cui facciamo parte. Ricordo anche un momento per me significativo; quando prima dell’intervento ho salutato i miei collaboratori e lasciando il mio ufficio mi sono chiesto con grande tristezza nel cuore se ci avessi più fatto ritorno.

Qual’è stato il percorso di cura 

A Giugno 2011 sono stato operato. Il decorso operatorio, a parte qualche dolore alla schiena , è stato regolare e sono tornato a casa dopo 10 giorni. Pur sapendo che avrei dovuto affrontare chemioterapia e radioterapia, ero più tranquillo per aver superato lo scoglio dell’operazione. Ho dovuto adeguare il mio stile di vita e in particolare l’alimentazione alla nuova situazione.
Nel mese di Agosto ho avuto il primo incontro con l’oncologo. Ho iniziato la chemioterapia a base di Capecitabina per 3 mesi e non ho avuto particolari effetti indesiderati. A Settembre poi ho realizzato il mio grande desiderio: ritornare nuovamente in Sardegna e rivedere il mare di Chia. In seguito mi sono sottoposto ad un’altra TAC programmata dalla quale è risultata una nuova piccola massa di qualche mm di grandezza. Questo significava che la malattia si stava ripresentando e che il primo ciclo di chemioterapia non aveva prodotto gli effetti desiderati. Ho iniziato quindi un nuovo ciclo di chemioterapia di 6 infusioni di Gemcitabina a basso dosaggio per il permanere di valori bassi dei neutrofili e globuli bianchi. A Dicembre infine, ho iniziato la radioterapia ed ho effettuato 15 applicazioni. Durante questo questo periodo di cura ho continuato a lavorare. Da allora i follow up sono risultati negativi.

Maurizio Mariani - PRESENA 2017 - tumorepancreas.com

Oggi a distanza di poco più di 8 anni cosa ci puoi dire 

Ringrazio Dio per l’aiuto che mi ha dato e mi dà ogni giorno ed il team dei medici del S. Raffaele che mi sta seguendo. Dalla mia esperienza personale, voglio sottolineare quanto sia importante il rapporto che si viene a creare tra il paziente oncologico e il suo medico di riferimento. Credo sia fondamentale che si instauri una comunicazione costante, realistica ma allo stesso tempo rassicurante, tra oncologo e paziente. Il mio stato di salute attuale, compatibilmente con la patologia e il percorso clinico effettuato, è buono. Permangono episodi febbrili della durata di una giornata con frequenza ogni tre settimane che si sono manifestati negli ultimi mesi. Conduco uno stile di vita quasi normale e sto molto attento all’alimentazione in termini quantitativi e qualitativi. Nei primi anni i controlli erano molto ravvicinati, ora li effettuo a distanza di un anno.

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8 anni vissuti ‘razionalmente’

13 Luglio 2019 • Redazione

Maurizio Mariani è un ingegnere, manager in pensione, che ha dovuto affrontare situazioni non semplici nella sua vita professionale. Dovendosi confrontare con una diagnosi di tumore al pancreas ha saputo gestire la complessità di questa importante sfida con un approccio fatto di un inestricabile intreccio di razionalità e fede religiosa che caratterizzano la sua vita.

Come hai scoperto di avere un tumore al pancreas 

Ho iniziato a soffrire di colon irritabile all’età di 18 anni quando ancora ero studente universitario. Nel 2009 ho iniziato ad avere la neutropenia con valori dei neutrofili molto bassi. A seguito di ciò ho iniziato a controllare con frequenza i valori dell’emocromo presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Nel 2010 visto il perdurare dei valori bassi dei neutrofili sono stato sottoposto a prelievo del midollo osseo. Il risultato è stato negativo. Nel marzo 2011 mentre ero all’estero per lavoro, ho avvertito un dolore continuo, non forte, nella zona tra colon trasverso e stomaco. Rientrato a Milano, su consiglio del medico di base mi sono sottoposto ad ecografia addominale dalla quale è risultata la presenza di una ciste alla testa del pancreas. Successivamente il nedico ha consigliato una ecoendoscopia che ho effettuato al San Raffaele di Milano.

Qual’è stata la diagnosi 

La diagnosi è stata di adenoarcinoma duttale pancreatico alla testa del pancreas al 2° stadio. Non si è mai preparati a ricevere simili notizie e da quel momento ho iniziato a consultare in internet quanto c’era disponibile riguardo alla malattia che era entrata a far parte della mia vita. Le statistiche non erano per nulla incoraggianti; sentivo crescere in me ansia e paura, tanto da chiedere di poter essere operato al più presto anche in regime di solvenza. Ho atteso poco più di un mese prima di essere sottoposto all’intervento e ricordo la preoccupazione che ha caratterizzato quel periodo insieme alle difficoltà a digerire che aumentavano di giorno in giorno.

Come ti è stata comunicata la diagnosi 

Il giorno stesso in cui ho eseguito l’ecoendoscopia, il dott R. Castoldi, chirurgo, mi ha comunicato con notevole tatto la diagnosi ma con altrettanta determinazione mi indicava come unica soluzione possibile quella di essere sottoposto all’operazione di rimozione della testa del pancreas, intervento noto sotto il nome di Duodenocefalopancreasectomia. Ricordo che mi ha mostrato con un disegno, che ancora conservo, in cosa consisteva l’operazione chirurgica e che la durata prevista sarebbe stata di ca 6 ore. A quel punto ero più rassegnato che spaventato e desideravo solo che arrivasse quanto prima il giorno dell’intervento. Dal momento della diagnosi, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, incoraggiato e insieme ci siamo affidati a Dio, nel quale tutti noi crediamo. Ho avuto anche il sostegno delle preghiere da parte della comunità Cristiana Evangelica di Brugherio di cui facciamo parte. Ricordo anche un momento per me significativo; quando prima dell’intervento ho salutato i miei collaboratori e lasciando il mio ufficio mi sono chiesto con grande tristezza nel cuore se ci avessi più fatto ritorno.

Qual’è stato il percorso di cura 

A Giugno 2011 sono stato operato. Il decorso operatorio, a parte qualche dolore alla schiena , è stato regolare e sono tornato a casa dopo 10 giorni. Pur sapendo che avrei dovuto affrontare chemioterapia e radioterapia, ero più tranquillo per aver superato lo scoglio dell’operazione. Ho dovuto adeguare il mio stile di vita e in particolare l’alimentazione alla nuova situazione.
Nel mese di Agosto ho avuto il primo incontro con l’oncologo. Ho iniziato la chemioterapia a base di Capecitabina per 3 mesi e non ho avuto particolari effetti indesiderati. A Settembre poi ho realizzato il mio grande desiderio: ritornare nuovamente in Sardegna e rivedere il mare di Chia. In seguito mi sono sottoposto ad un’altra TAC programmata dalla quale è risultata una nuova piccola massa di qualche mm di grandezza. Questo significava che la malattia si stava ripresentando e che il primo ciclo di chemioterapia non aveva prodotto gli effetti desiderati. Ho iniziato quindi un nuovo ciclo di chemioterapia di 6 infusioni di Gemcitabina a basso dosaggio per il permanere di valori bassi dei neutrofili e globuli bianchi. A Dicembre infine, ho iniziato la radioterapia ed ho effettuato 15 applicazioni. Durante questo questo periodo di cura ho continuato a lavorare. Da allora i follow up sono risultati negativi.

Maurizio Mariani - PRESENA 2017 - tumorepancreas.com

Oggi a distanza di poco più di 8 anni cosa ci puoi dire 

Ringrazio Dio per l’aiuto che mi ha dato e mi dà ogni giorno ed il team dei medici del S. Raffaele che mi sta seguendo. Dalla mia esperienza personale, voglio sottolineare quanto sia importante il rapporto che si viene a creare tra il paziente oncologico e il suo medico di riferimento. Credo sia fondamentale che si instauri una comunicazione costante, realistica ma allo stesso tempo rassicurante, tra oncologo e paziente. Il mio stato di salute attuale, compatibilmente con la patologia e il percorso clinico effettuato, è buono. Permangono episodi febbrili della durata di una giornata con frequenza ogni tre settimane che si sono manifestati negli ultimi mesi. Conduco uno stile di vita quasi normale e sto molto attento all’alimentazione in termini quantitativi e qualitativi. Nei primi anni i controlli erano molto ravvicinati, ora li effettuo a distanza di un anno.

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8 anni vissuti ‘razionalmente’

13 Luglio 2019 • Redazione

Maurizio Mariani è un ingegnere, manager in pensione, che ha dovuto affrontare situazioni non semplici nella sua vita professionale. Dovendosi confrontare con una diagnosi di tumore al pancreas ha saputo gestire la complessità di questa importante sfida con un approccio fatto di un inestricabile intreccio di razionalità e fede religiosa che caratterizzano la sua vita.

Come hai scoperto di avere un tumore al pancreas 

Ho iniziato a soffrire di colon irritabile all’età di 18 anni quando ancora ero studente universitario. Nel 2009 ho iniziato ad avere la neutropenia con valori dei neutrofili molto bassi. A seguito di ciò ho iniziato a controllare con frequenza i valori dell’emocromo presso l’ospedale San Gerardo di Monza. Nel 2010 visto il perdurare dei valori bassi dei neutrofili sono stato sottoposto a prelievo del midollo osseo. Il risultato è stato negativo. Nel marzo 2011 mentre ero all’estero per lavoro, ho avvertito un dolore continuo, non forte, nella zona tra colon trasverso e stomaco. Rientrato a Milano, su consiglio del medico di base mi sono sottoposto ad ecografia addominale dalla quale è risultata la presenza di una ciste alla testa del pancreas. Successivamente il nedico ha consigliato una ecoendoscopia che ho effettuato al San Raffaele di Milano.

Qual’è stata la diagnosi 

La diagnosi è stata di adenoarcinoma duttale pancreatico alla testa del pancreas al 2° stadio. Non si è mai preparati a ricevere simili notizie e da quel momento ho iniziato a consultare in internet quanto c’era disponibile riguardo alla malattia che era entrata a far parte della mia vita. Le statistiche non erano per nulla incoraggianti; sentivo crescere in me ansia e paura, tanto da chiedere di poter essere operato al più presto anche in regime di solvenza. Ho atteso poco più di un mese prima di essere sottoposto all’intervento e ricordo la preoccupazione che ha caratterizzato quel periodo insieme alle difficoltà a digerire che aumentavano di giorno in giorno.

Come ti è stata comunicata la diagnosi 

Il giorno stesso in cui ho eseguito l’ecoendoscopia, il dott R. Castoldi, chirurgo, mi ha comunicato con notevole tatto la diagnosi ma con altrettanta determinazione mi indicava come unica soluzione possibile quella di essere sottoposto all’operazione di rimozione della testa del pancreas, intervento noto sotto il nome di Duodenocefalopancreasectomia. Ricordo che mi ha mostrato con un disegno, che ancora conservo, in cosa consisteva l’operazione chirurgica e che la durata prevista sarebbe stata di ca 6 ore. A quel punto ero più rassegnato che spaventato e desideravo solo che arrivasse quanto prima il giorno dell’intervento. Dal momento della diagnosi, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, incoraggiato e insieme ci siamo affidati a Dio, nel quale tutti noi crediamo. Ho avuto anche il sostegno delle preghiere da parte della comunità Cristiana Evangelica di Brugherio di cui facciamo parte. Ricordo anche un momento per me significativo; quando prima dell’intervento ho salutato i miei collaboratori e lasciando il mio ufficio mi sono chiesto con grande tristezza nel cuore se ci avessi più fatto ritorno.

Qual’è stato il percorso di cura 

A Giugno 2011 sono stato operato. Il decorso operatorio, a parte qualche dolore alla schiena , è stato regolare e sono tornato a casa dopo 10 giorni. Pur sapendo che avrei dovuto affrontare chemioterapia e radioterapia, ero più tranquillo per aver superato lo scoglio dell’operazione. Ho dovuto adeguare il mio stile di vita e in particolare l’alimentazione alla nuova situazione.
Nel mese di Agosto ho avuto il primo incontro con l’oncologo. Ho iniziato la chemioterapia a base di Capecitabina per 3 mesi e non ho avuto particolari effetti indesiderati. A Settembre poi ho realizzato il mio grande desiderio: ritornare nuovamente in Sardegna e rivedere il mare di Chia. In seguito mi sono sottoposto ad un’altra TAC programmata dalla quale è risultata una nuova piccola massa di qualche mm di grandezza. Questo significava che la malattia si stava ripresentando e che il primo ciclo di chemioterapia non aveva prodotto gli effetti desiderati. Ho iniziato quindi un nuovo ciclo di chemioterapia di 6 infusioni di Gemcitabina a basso dosaggio per il permanere di valori bassi dei neutrofili e globuli bianchi. A Dicembre infine, ho iniziato la radioterapia ed ho effettuato 15 applicazioni. Durante questo questo periodo di cura ho continuato a lavorare. Da allora i follow up sono risultati negativi.

Maurizio Mariani - PRESENA 2017 - tumorepancreas.com

Oggi a distanza di poco più di 8 anni cosa ci puoi dire 

Ringrazio Dio per l’aiuto che mi ha dato e mi dà ogni giorno ed il team dei medici del S. Raffaele che mi sta seguendo. Dalla mia esperienza personale, voglio sottolineare quanto sia importante il rapporto che si viene a creare tra il paziente oncologico e il suo medico di riferimento. Credo sia fondamentale che si instauri una comunicazione costante, realistica ma allo stesso tempo rassicurante, tra oncologo e paziente. Il mio stato di salute attuale, compatibilmente con la patologia e il percorso clinico effettuato, è buono. Permangono episodi febbrili della durata di una giornata con frequenza ogni tre settimane che si sono manifestati negli ultimi mesi. Conduco uno stile di vita quasi normale e sto molto attento all’alimentazione in termini quantitativi e qualitativi. Nei primi anni i controlli erano molto ravvicinati, ora li effettuo a distanza di un anno.

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